Bruno Munari Creatività

Di lui avevo sentito parlare proprio in relazione ad infanzia e sviluppo della creatività, ma non avevo approfondito.

Poi trovo lei: una puntata del podcast di Chiara Battaglioni dedicata proprio a Bruno Munari. Ho ascoltato rapita ogni parola, compresi i suoni in sottofondo che richiamavano un mondo vintage e le parole stesse di Munari: un misto destabilizzante tra semplicità e genialità.

UN UOMO DECISAMENTE ECLETTICO

Ma chi era costui? E perché sia Chiara che io abbiamo deciso di parlarne all’interno dei nostri spazi?

Bruno Munari è stato un pittore, scultore, designer grafico e industriale, un artista a tutto tondo; una delle figure più indipendenti e influenti nella storia del design italiano e internazionale. Praticamente, un Leonardo da Vinci del XX secolo.

Bruno Munari opere
‘Alla faccia’ – Bruno Munari

Anni 60: immagina un uomo che entra in fiera e si avvicina allo stand della Xerox, una delle più grandi aziende di stampanti e fotocopiatrici.

Di fronte allo sguardo sconcertato del dipendente dell’azienda, inizia a muovere una texture sulla stampante. La muove in lungo e in largo, mentre il fascio luminoso la attraversa, contravvenendo così alla basica regola di mantenere immobile il soggetto che si vuole riprodurre. Non contento, fa la copia della copia della copia della copia ecc.

Cosa ne esce? Una prima bozza di quelle che diventeranno le famose Xerografie di Munari. Chiamiamole opere d’arte: di certo lasciano un segno nell’estetica del tempo.

Chiara nel suo podcast sottolinea la contrapposizione tra processo e prodotto. Il prodotto finale è qualcosa che si manifesta solo dopo aver sperimentato con lo strumento, dopo aver tolto i freni e osato. All’inizio ci può essere un’idea, una qualche aspettativa, ma cosa sarebbe uscito dai quei ‘giochi’ con la stampante, nessuno lo sapeva.

PER SVILUPPARE LA CREATIVITA’ OCCORRE SPERIMENTARE

Ed ecco allora uno dei grandi insegnamenti che possiamo tatuarci sul cuore: creatività è sperimentazione, è alimentare la più sciocca curiosità senza aver paura di sbagliare, senza pretendere di sapere quale sarà esattamente il risultato finale.

Non dobbiamo necessariamente fare quello che fa il nostro competitor (e magari lo fa molto bene) né tantomeno fare qualcosa solo perché lo fanno tutti i nostri colleghi.

Troviamo sempre la nostra personale strada, così saremo in grado di distinguerci e di aprire i nostri canali creativi, provando piacere in quello che stiamo facendo.

Sperimentare ed essere creativi, senza l’ansia di sbagliare, perché solo così troveremo quello che fa per noi e ci emoziona.

Quindi la creatività è legata al gioco e ci permette di connettere tra loro le informazioni che già possediamo in un modo nuovo.

Un’altra opera davvero innovativa di Munari è Abitacolo (1971), ovvero una struttura smontabile e rimontabile in varie combinazioni, progettata per risolvere tutte le necessità relative alla camera di un bambino che cresce. L’estetica finale è lasciata a chi lo usa, perché si tratta di un prodotto ingegnoso che, a sua volta, stimola l’ingegno.

Opere Bruno Munari
Abitacolo

Non posso che condividere la riflessione fatta da Chiara.

Proprio come richiesto da Abitacolo, dobbiamo scegliere gli strumenti che preferiamo e adattarli a noi e al nostro lavoro. Anche se a molti piace parlare di ‘tools irrinunciabili’ e strategie vincenti, la verità è che siamo tutti diversi e abbiamo bisogno di prendere il buono e lasciare andare tutto quello che non ci corrisponde.

Un altro grande messaggio che personalmente penso si possa leggere nell’opera di Bruno Munari è: falla semplice!

FALLA SEMPLICE

Parliamo infatti di un uomo geniale, capace di sintetizzare elementi e procedure complesse, in modo che anche un bambino potesse capire, infatti proprio ai bambini sono rivolte molte delle sue creazioni.

Falla semplice anche nella comunicazione e pensa di parlare proprio con i bambini. Una fetta di ciambella che profuma di vaniglia emoziona più di un donut light con colorante alimentare, un crosta sulle ginocchia sporche di fango è più evocativa di un’alterazione circoscritta della pelle che si forma al di sopra di lesioni di varia natura.  La semplicità ti aiuta a sviluppare la creatività, così come un bambino avrà molte più idee se gli dai una pigna e uno spago, invece che un I-pad (senza voler demonizzare necessariamente la tecnologia).

L’attenzione delle persone è come un alito di vento. Catturala con frasi semplici, musicali ed emozionanti.

“Non c’è stato un momento, nella mia infanzia e nella mia vita, in cui mi sono accorto che la mia strada sarebbe stata quella dell’artista. C’è sempre stata una specie di ‘dissolvenza incrociata’ tra la vita normale di paese e una mia attività che oggi si definirebbe ‘creativa’, provocata dalla curiosità e dalla voglia di fare qualcosa di diverso dal solito.” 

(Bruno Munari)

ps. Ti consiglio di ascoltarti anche altre puntate di “Work Better” 😉

lavorare nell'editoria

Ti affascina il mondo dell’editoria e ti sei sempre chiesta come funzioni?

Sara Gavioli ci racconta il suo lavoro nell’editoria e ci dà spunti utili per essere creativi, disciplinati e sempre ispirati 😉

L’ho scoperta grazie al suo canale Youtube dove parla proprio di questo, attraverso una visione a 360 gradi: dall’interno come editor ma anche come autrice, e dall’esterno, come appassionata lettrice.

Insomma, il mondo delle parole è il suo pane quotidiano e penso si possa imparare molto sullo storytelling grazie ai suoi video, anche se non si ha intenzione di pubblicare nulla.

. Sara, raccontaci chi sei e che lavoro fai.

Salve e grazie mille per avermi accolta sul tuo blog.

Descrivere il mio lavoro è sempre complicato, specialmente se provo a spiegarlo a chi non conosce l’editoria o il mondo dei freelance. Potrei dire che vivo immersa nelle storie: ne leggo, per valutarle, correggerle e proporle, ma ne scrivo anche.

Sono poi un’accanita lettrice nel tempo libero, quindi immagina: le mie giornate ne sono piene.

Gestisco un canale su YouTube in cui parlo (indovina un po’?) di editoria e scrittura, e dall’anno scorso porto avanti ben due podcast – “Nelle storie” e “Ikigai”- per discutere della vita creativa e di storie dense di significato.

Sono molto attiva su Instagram e lì mostro la mia quotidianità, intervallando contenuti più leggeri a discorsi di approfondimento sul mondo editoriale.

Non ho ancora finito: a settembre uscirà il mio romanzo, “Clinamen”, che sto autoproducendo con orgoglio.

Insomma, ora che ci penso faccio davvero tante cose. 

. Cosa rappresenta per te la scrittura nella vita?

Questa è una domanda importante.

Me la sono posta diverse volte, in passato. Il mio mestiere porta al contatto con l’editoria e con il lato più “commerciale” dei libri: quello delle selezioni severe e delle pubblicazioni finalizzate al fatturato di un’azienda. Man mano ho iniziato però ad allontanarmi da questo modo di vedere la scrittura, non perché il guadagno non conti (bando alle ipocrisie, certo che conta!) ma perché mi sono appassionata al mondo degli autori. Oserei dire a quello degli “emergenti”, parolaccia tremenda.

La scrittura è sempre uno strumento per comunicare, ma ogni dattiloscritto inedito contiene ben più del mero racconto che viene narrato. Ci sono dentro sogni, aspettative, insicurezze, progetti. Gli autori sono quasi sempre un po’ ingenui e hanno un’idea semplicistica di come la pubblicazione possa funzionare, però la loro ingenuità mi ha aiutata a vedere il lato genuino dell’espressione creativa.

La mia “mission”, diciamo, è di essere per loro un aiuto. Non una guru, per carità, ma al contrario una voce sincera che li avverta e li prepari. Ecco, questo è lo scopo che mi prefiggo nel lavoro.

Per quanto riguarda ciò che scrivo io, invece, scrivere significa dare qualcosa. Qualcosa che non riuscirei a dare in un altro modo e che spero rimanga con i lettori anche dopo.

. Quali pensi siano le chiavi per una comunicazione efficace?

Prima di tutto, l’onestà. Il pubblico non è composto da stupidi e si accorge delle contraddizioni in poco tempo.

I “follower” non sono dei numerini senza faccia ma delle persone. Mi stupisco sempre quando chi mi segue dice di essere sorpreso dalle mie risposte: a volte passo ore a mandare messaggi vocali in cui dialogo con qualcuno, ma non ci vedo nulla di strano. “Community” vuol dire comunità, dunque interazione.

Certo, a volte non è semplice star dietro a tutto e anch’io posso ritardare nelle risposte, specialmente via e-mail (vi scrivo presto, giuro!) ma faccio davvero tutto ciò che posso per rispondere ogni volta, anche a semplici dubbi.

E poi… Forse una cosa che ha funzionato con me è evitare lo snobismo. Mi ripetono spesso che sono rassicurante e facilmente approcciabile, “una di noi”. Mi fa sorridere perché è ovvio che io lo sia, ma a volte essere dall’altro lato del cellulare crea idee strambe e si inizia ad allontanarsi dalla propria community e sembrare irraggiungibili, forse.

. Cosa consigli a chi si sente sempre a corto di idee?

Sono piuttosto asociale, ma in questo caso consiglierei di uscire. Di ascoltare e guardare la gente, al parco, sui mezzi, per strada. Io trovo ispirazione così: il mondo è pieno di storie, le si incontra anche scendendo le scale prima di varcare il portone di casa.

Un’altra fonte di idee possono essere le notizie di cronaca, o ancora videogame, film, altri libri. Non sto consigliando di copiare, ma di “riempirsi”, di nutrire il nostro cervello. 

. Scrittura e disciplina: come fai a trovare un ritmo regolare e ottimizzare il tempo?

Uno dei complimenti che ricevo riguarda la mia capacità di portare avanti mille progetti. Ne sono fiera, anche se la causa è che sono una persona un po’ strana: alterno periodi d’attività frenetica ad altri in cui non mi alzo più dal letto. Posso giustificarmi dicendo che gli artisti sono sempre un po’ matti, giusto?

Comunque, sono anche una fan dell’organizzazione. Mantenere una routine aiuta moltissimo: al mattino, mentre sorseggio il primo (di tanti) caffè, inizio la giornata ascoltando una puntata di un podcast creativo, poi mi metto al lavoro fino all’ora di pranzo. Quel piccolo momento iniziale mi dà la carica per le ore successive.

Credo che prevedere del tempo da dedicare a noi stessi, per fare una passeggiata, un bagno rilassante o solo per rimanere sul divano a vegetare, sia importante. Per il resto, all’inizio si sbaglia; provando e riprovando, secondo me tutti possono trovare il proprio ritmo.

Non possiamo essere produttivi ventiquattro ore al giorno, del resto.

Grazie Sara per questa interessantissima intervista!

pensiero creativo

Innata o indotta? Tutti possono allenarsi al pensiero creativo.

Qualche giorno fa, ho ascoltato la puntata di un podcast che mi piace molto (questa), nella quale Carmen Laterza – scrittrice, ghostwriter ed editor – intervista Giovanni Lucarelli, docente e facilitatore di creatività.

La creatività è un tema che mi appassiona moltissimo, proprio perché è sempre stata parte integrante delle esperienze che ho fatto e l’aspetto più stimolante nel mio lavoro. Lucarelli parla degli studi che indagano il fattore creativo nelle persone: questo fattore, così come tanti altri aspetti della nostra personalità, è la somma di una propensione naturale più o meno spinta, e i fattori ambientali; in particolare, un’educazione aperta al dialogo – che non censura l’errore – è sicuramente un’ottima base per sviluppare maggiormente il pensiero creativo.

Ma stop: cosa si intende per creatività?

Arthur Koestler (scrittore, giornalista e parapsicologo) diceva: “La creatività è l’arte di sommare due e due, ottenendo cinque”. E in effetti, si tratta di sviluppare il cosiddetto pensiero laterale, per trovare nuove connessioni utili tra elementi già esistenti.

Va da sé che non è un’attitudine funzionale solo in ambito artistico, ma ovunque, anche in finanza!

Riprendendo il discorso di un’educazione che dia spazio all’errore, non potrei essere più a favore. Tanto per cominciare, l’apprendimento si fonda proprio su prove ed errori, e in secondo luogo, da quello che sembra un errore può nascere qualcosa di meraviglioso e inaspettato (Colombo per errore ha scoperto un nuovo continente, per dire).

LA CREATIVITA’ SI ALLENA

Che tu sia più o meno portata, puoi senz’altro allenarti ad essere creativa.

Per quanto riguarda la scrittura, che è l’ambito nel quale do più sfogo a questa attitudine, ho toccato con mano come l’allenamento possa essere efficace e stimolante.

Mio figlio Matteo, di anni 5, spesso ha bisogno di una spintarella per lasciarsi andare all’estro e c’è un esercizio che gli piace particolarmente. Si tratta di una storia con diversi pezzi mancanti (titolo compreso) e naturalmente è pensata perché il bambino integri le varie parti, facendo venire fuori ogni volta una trama diversa.

Anche se spesso nascono racconti senza né capo né coda, lui li adora perché sono suoi ‘prodotti’ ed è davvero un buon metodo per spingerlo a liberare l’immaginazione.

Ecco, penso che questo esercizio sia utile anche per gli adulti.

Quindi, ora che abbiamo chiarito cosa sia la creatività, sia che tu voglia incrementarla perché ti fa sentire bene, sia che ti serva nel lavoro, prova a fare così: prendi un libro che ti piace e che conosci bene. In particolare, individua due pagine e prova a togliere dei pezzi.

Scegli tu come sostituirli. Crea una nuova, fantastica, incredibile, surreale storia.

L’ignoto dal noto.

Ecco un pezzetto del mio:

TESTO ORIGINALE (TRATTO DA ‘MANGIA, PREGA, AMA’ di Elizabeth Gilbert)

La mattina seguente la meditazione è un disastro. Disperata supplico la mia mente di farsi da parte e lasciarmi trovare Dio, ma lei mi dice con volontà d’acciaio: “Non lascerò mai che tu mi metta da parte”.

Per tutto il giorno sono così piena di odio e rancore che temo per la vita di chiunque incroci il mio cammino. 

Mi vergogno della mia rabbia e vado a nascondermi (ancora!) in bagno per piangere in pace, poi m’indigno con me stessa per aver pianto, e mi viene in mente che la mia guru dice di non lasciarsi andare ogni volta, altrimenti diventa un’abitudine… Ma che ne sa lei? Lei è illuminata. Non può aiutarmi. Non può capire ME.

Nessuno deve rivolgermi la parola. In questo momento non posso tollerare la faccia di nessuno. 

Per un po’ riesco ad evitare anche Richard il texano, ma all’ora di cena mi trova e si siede, coraggioso, nel bel mezzo della nera nebbia che mi circonda.

“Com’è che sei tutta così accartocciata?” Strascica le parole, lo stuzzicadenti in bocca, come al solito.

QUI IL MIO PASTICCIO CREATIVO:

“La mattina seguente la meditazione è un disastro. Disperata supplico la mia mente di farsi da parte e FARE SI’ CHE MI RICORDI COME FABBRICARE UN MOJITO ANCHE IN MEZZO ALLA GIUNGLA, ma lei mi dice con volontà d’acciaio: “AL MASSIMO TI INSEGNO A FARE LA PIZZA CON FOGLIE E RAMI!”.

Per tutto il giorno sono così piena di odio e rancore che temo per la vita di chiunque incroci il mio cammino. 

Mi vergogno della mia rabbia e INIZIO A SALTARE DA UN ALBERO ALL’ALTRO CON LE LIANE, SE FUNZIONA PER TARZAN, PUO’ FUNZIONARE ANCHE PER ME, e mi viene in mente che la mia guru dice di non lasciarsi andare ogni volta, altrimenti diventa un’abitudine… Ma che ne sa lei? Lei E’ UNA BALLERINA DEL TEATRO RUSSO CON UNA GAMBA SOLA. Non può aiutarmi. Non può capire me.

Nessuno deve LANCIARMI SASSI CON LA FIONDA ADESSO. In questo momento non posso tollerare la faccia di nessuno. 

Per un po’ riesco ad evitare anche Richard il texano, ma POI SBUCA DA DIETRO UN CESPUGLIO E SI ATTACCA ALLE MIE GAMBE, PERCHE’ ANCHE LUI VUOLE VOLARE INSIEME A ME COME TARZAN, ANCHE SE SEMBRIAMO PIU’ DUE ACROBATI PAZZI DEL CIRCO. 

“QUESTA GIUNGLA E’ UNO SBALLO!” Strascica le parole, lo stuzzicadenti in bocca, come al solito”.

? Nella mente le scene hanno preso vita. Ho visto Liz attaccarsi alle liane in mezzo al verde della giungla.

Prova anche tu e fammi sapere come ti fa sentire.

Presta attenzione a cosa succede nella mente quando rielabori la storia in libertà, a quel preciso momento nel quale parte il flusso creativo 🙂

creatività