lavorare nell'editoria

Ti affascina il mondo dell’editoria e ti sei sempre chiesta come funzioni?

Sara Gavioli ci racconta il suo lavoro nell’editoria e ci dà spunti utili per essere creativi, disciplinati e sempre ispirati 😉

L’ho scoperta grazie al suo canale Youtube dove parla proprio di questo, attraverso una visione a 360 gradi: dall’interno come editor ma anche come autrice, e dall’esterno, come appassionata lettrice.

Insomma, il mondo delle parole è il suo pane quotidiano e penso si possa imparare molto sullo storytelling grazie ai suoi video, anche se non si ha intenzione di pubblicare nulla.

. Sara, raccontaci chi sei e che lavoro fai.

Salve e grazie mille per avermi accolta sul tuo blog.

Descrivere il mio lavoro è sempre complicato, specialmente se provo a spiegarlo a chi non conosce l’editoria o il mondo dei freelance. Potrei dire che vivo immersa nelle storie: ne leggo, per valutarle, correggerle e proporle, ma ne scrivo anche.

Sono poi un’accanita lettrice nel tempo libero, quindi immagina: le mie giornate ne sono piene.

Gestisco un canale su YouTube in cui parlo (indovina un po’?) di editoria e scrittura, e dall’anno scorso porto avanti ben due podcast – “Nelle storie” e “Ikigai”- per discutere della vita creativa e di storie dense di significato.

Sono molto attiva su Instagram e lì mostro la mia quotidianità, intervallando contenuti più leggeri a discorsi di approfondimento sul mondo editoriale.

Non ho ancora finito: a settembre uscirà il mio romanzo, “Clinamen”, che sto autoproducendo con orgoglio.

Insomma, ora che ci penso faccio davvero tante cose. 

. Cosa rappresenta per te la scrittura nella vita?

Questa è una domanda importante.

Me la sono posta diverse volte, in passato. Il mio mestiere porta al contatto con l’editoria e con il lato più “commerciale” dei libri: quello delle selezioni severe e delle pubblicazioni finalizzate al fatturato di un’azienda. Man mano ho iniziato però ad allontanarmi da questo modo di vedere la scrittura, non perché il guadagno non conti (bando alle ipocrisie, certo che conta!) ma perché mi sono appassionata al mondo degli autori. Oserei dire a quello degli “emergenti”, parolaccia tremenda.

La scrittura è sempre uno strumento per comunicare, ma ogni dattiloscritto inedito contiene ben più del mero racconto che viene narrato. Ci sono dentro sogni, aspettative, insicurezze, progetti. Gli autori sono quasi sempre un po’ ingenui e hanno un’idea semplicistica di come la pubblicazione possa funzionare, però la loro ingenuità mi ha aiutata a vedere il lato genuino dell’espressione creativa.

La mia “mission”, diciamo, è di essere per loro un aiuto. Non una guru, per carità, ma al contrario una voce sincera che li avverta e li prepari. Ecco, questo è lo scopo che mi prefiggo nel lavoro.

Per quanto riguarda ciò che scrivo io, invece, scrivere significa dare qualcosa. Qualcosa che non riuscirei a dare in un altro modo e che spero rimanga con i lettori anche dopo.

. Quali pensi siano le chiavi per una comunicazione efficace?

Prima di tutto, l’onestà. Il pubblico non è composto da stupidi e si accorge delle contraddizioni in poco tempo.

I “follower” non sono dei numerini senza faccia ma delle persone. Mi stupisco sempre quando chi mi segue dice di essere sorpreso dalle mie risposte: a volte passo ore a mandare messaggi vocali in cui dialogo con qualcuno, ma non ci vedo nulla di strano. “Community” vuol dire comunità, dunque interazione.

Certo, a volte non è semplice star dietro a tutto e anch’io posso ritardare nelle risposte, specialmente via e-mail (vi scrivo presto, giuro!) ma faccio davvero tutto ciò che posso per rispondere ogni volta, anche a semplici dubbi.

E poi… Forse una cosa che ha funzionato con me è evitare lo snobismo. Mi ripetono spesso che sono rassicurante e facilmente approcciabile, “una di noi”. Mi fa sorridere perché è ovvio che io lo sia, ma a volte essere dall’altro lato del cellulare crea idee strambe e si inizia ad allontanarsi dalla propria community e sembrare irraggiungibili, forse.

. Cosa consigli a chi si sente sempre a corto di idee?

Sono piuttosto asociale, ma in questo caso consiglierei di uscire. Di ascoltare e guardare la gente, al parco, sui mezzi, per strada. Io trovo ispirazione così: il mondo è pieno di storie, le si incontra anche scendendo le scale prima di varcare il portone di casa.

Un’altra fonte di idee possono essere le notizie di cronaca, o ancora videogame, film, altri libri. Non sto consigliando di copiare, ma di “riempirsi”, di nutrire il nostro cervello. 

. Scrittura e disciplina: come fai a trovare un ritmo regolare e ottimizzare il tempo?

Uno dei complimenti che ricevo riguarda la mia capacità di portare avanti mille progetti. Ne sono fiera, anche se la causa è che sono una persona un po’ strana: alterno periodi d’attività frenetica ad altri in cui non mi alzo più dal letto. Posso giustificarmi dicendo che gli artisti sono sempre un po’ matti, giusto?

Comunque, sono anche una fan dell’organizzazione. Mantenere una routine aiuta moltissimo: al mattino, mentre sorseggio il primo (di tanti) caffè, inizio la giornata ascoltando una puntata di un podcast creativo, poi mi metto al lavoro fino all’ora di pranzo. Quel piccolo momento iniziale mi dà la carica per le ore successive.

Credo che prevedere del tempo da dedicare a noi stessi, per fare una passeggiata, un bagno rilassante o solo per rimanere sul divano a vegetare, sia importante. Per il resto, all’inizio si sbaglia; provando e riprovando, secondo me tutti possono trovare il proprio ritmo.

Non possiamo essere produttivi ventiquattro ore al giorno, del resto.

Grazie Sara per questa interessantissima intervista!

Ascolta il tuo corpo e asseconda i momenti di maggiore produttività.

Chi ha detto che le persone produttive sono quelle che lavorano 10 ore al giorno?

Essere molto impegnati non significa necessariamente essere altrettanto produttivi.

Durante i primi anni di lavoro, mi sono capitate alcune esperienze che avevano un aspetto comune: mi ritrovavo seduta alla scrivania senza avere niente da fare. 

Sembra assurdo, ma i miei titolari per quel giorno non mi avevano dato abbastanza lavoro e magari ero in pari con tutto il resto. A volte chiedevo, ma se loro erano impegnati o fuori sede, semplicemente temporeggiavo.

Per cui sì, stavo alla scrivania le mie 8 ore. Ma quante di queste erano veramente ben impiegate?

La stessa cosa può succedere anche se sei freelance e non hai qualcuno dall’alto a darti consegne e scadenze. Magari sai perfettamente cosa dovresti fare, ma vai un attimo su quel sito ad acquistare quella cosa, poi controlli un’altra cosa su Facebook e ti perdi a leggere un articolo sulle fasi lunari e la crescita dei capelli.

Il web può davvero risucchiarti tempo ed energie: se non sei tu a controllare lui, sarà lui a controllare te!

Ci sono mille strategie pensate per favorire concentrazione e produttività, e sicuramente ne parlerò in questo blog, ma non adesso.

Se sei freelance e hai quindi la possibilità di decidere del tuo tempo, oggi voglio solo darti un consiglio: ascoltati.

Nella concezione tradizionale di ‘lavoro’ non c’è spazio per l’ascoltarsi, perché sai che devi essere in ufficio (o ovunque lavori) dall’ora x all’ora y.

Se invece devi auto-organizzarti, prova – per una settimana – a tenere un quadernetto dove annotare di ora in ora quello che hai fatto e come ti sei sentita.

L’ideale sarebbe che tu testassi ore diverse in giorni diversi, variando almeno un pochino.

Scoprirai che ci sono momenti della giornata nei quali concentrarti ti viene molto più semplice. Puoi notare differenze enormi anche da un’ora all’altra. In quei momenti di massima concentrazione, la tua produttività sarà alta e andrai come un treno.

Negli altri momenti sicuramente arrancherai, facendo diverse pause e perdendoti più facilmente.

Cerca di inserire quelle attività che ti richiedono maggiore creatività e – diciamo – uso dei neuroni, negli orari durante i quali ti concentri più facilmente.  

Nelle restanti ore invece, tutto il resto.

So che sembra banale ma a volte ci incaponiamo a rispettare scalette che non seguono questa filosofia, con il risultato che rendiamo molto meno.

Io, ad esempio, ho notato che tra le 6 e le 7 del mattino sono estremamente focalizzata e produttiva. Ai tempi dell’università, la mattina dell’esame utilizzavo quell’ora per ripassare ed era straordinario come riuscissi a fissare i concetti.

Ora sono abituata a svegliarmi alle 6 ogni giorno e, molto spesso, lavoro fino alle 7, nel meraviglioso silenzio della casa (escluso il russare del cane, naturalmente).

Purtroppo, a causa delle esigenze di vita e familiari, non è sempre possibile lavorare o studiare quando corpo e mente sarebbero più predisposti, ma possiamo comunque fare del nostro meglio per organizzarci con la scelta delle attività da svolgere.

Tip da lucciola: se devi occuparti di scrivere un contenuto creativo e coinvolgente, scegliere con cura il momento migliore per te può fare davvero la differenza, evitandoti il rischio di fissare a lungo il foglio bianco.